Il chiosco delle caramelle

Direi che per farsi rimorchiare due è un pessimo numero.
Pessimo, perché vuol dire che anche gli avventori saranno in due, e in genere i bei ragazzi non cacciano in coppia: se si viene abbordate da due tizi, la storia di qualsiasi donna con uno straccio di vita sociale insegna che nella migliore (e più rara) delle ipotesi uno è carino e l’altro, meno equipaggiato e decisamente macilento, si limita a seguire come un'ombra il primo nella speranza di agganciarne lo scarto. Così ci si ritrova in quelle situazioni scomode in cui o si tocca in sorte come giacenza di magazzino allo sfigato, oppure si è mira di quello carino ma anche dell'avversione dell’amica-ripiego.

L'operazione di casting è inoltre intralciata dal fatto che non abbiamo elementi per scegliere se non l'approccio stesso, ragione per cui considero un requisito base l'originalità. Questo tizio per esempio vuole farci credere che alle undici di sera a piazza Navona sta distribuendo i volantini di un supermercato del Torrino...
Mi correggo: il volantino.

Gli lascio giusto il tempo di dire che si chiama Antonio, poi accendo il filtro antispam: posa di tre quarti, mano che manda indietro i capelli, e una risposta alla domanda “mi dici il tuo nome?” svogliata e distratta... Viva la prossemica: l'ho messo a disagio.
Di solito a questo punto lui (quello dei due che parla per entrambi, l’altro è muto per definizione) capisce che non ha i diritti d'amministratore e che è il caso di temporeggiare: si lancia quindi in uno zapping selvaggio di domande-del-più-e-del-meno di cui neanche ascolta le risposte e intanto tenta di togliere d'impaccio l’amico caligynefobo adottando un inquietante pluralia maiestatis ai limiti della schizofrenia.
Posso dire qualsiasi cosa: che ascolto i Bee Hive, che colleziono insetti morti, che odio i negri, la risposta è e sarà sempre la stessa “Anche noi” o “Sìsì, noi pure” o altre variazioni su tema, tutte sottotitolate “bastachemmeladai”.

Il fatto è che quando ti metti a competere sul piano della chiacchiera da bar, la tue qualità valgono poco e niente. Così i ragazzi al rimorchio in genere si ritrovano come bambini golosi e con un solo euro in tasca davanti al chiosco dei dolciumi: sono costretti dalle circostanze a indirizzare l'attenzione verso l'unico tipo di caramelle che possono permettersi e, siccome i soldi non bastano lo stesso, devono anche persuadere il negoziante che la scelta sia ricaduta proprio quel tipo perché è il più buono.
Sta alle ragazze, consapevoli di essere semplicemente le caramelle più abbordabili, decidere di volta in volta se ignorare i sottintesi e fare il bottegaio dal cuore tenero, oppure declinare le lodi e scacciare i bambini con un gesto di stizza.

Quanto a me e alla mia amica li seguiamo, un po’ per noia, un po’ per gioco, un po’ per il miraggio di un cocktail gratis. Ma abbiamo fatto male i conti perché stiamo dimenticando che i ragazzi parlano una lingua semplice in cui “mi accompagni a bere qualcosa?” significa davvero “mi accompagni a bere qualcosa?”.
Me ne rendo conto troppo tardi, cinque minuti dopo, quando lui sorseggia un vodka lemon con l’aria persa di chi è intento a contare le mosche sul soffitto. E mentre ancora sto cercando di capire se la situazione surreale in cui mi sono cacciata sia dipesa più dalla sua zotichezza o dalla mia ingenuità, lui abbassa di colpo lo sguardo e adduce un mio improbabile interessamento come sola causa possibile del fatto che lo sto fissando. Non dice niente, ma il suo ghigno di soddisfazione grida "Tana!" e nel giro di mezzo secondo me lo ritrovo appeso al collo come un vampiro agonizzante.

4 commenti:

  1. Risposte
    1. Permettimi una critica. Sto pezzo l'hai sprecato. Ci sono diversi picchi persi però un un tono di fondo compassato. E poi c'è un'ottima idea (quella del chiosco delle caramelle) sviluppata pochissimo. Può venirne fuori un pezzo da Dio. Mi fai rosicare

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    2. Hai ragione, rileggendolo alla luce delle tue indicazioni lo trovo sottotono...
      Grazie per la critica.

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